Pubblicazioni di Mario Lorenzetti

Prefazione al libro di Daniele Petitto: Aromaterapia totemica

Prefazione di Mario Lorenzetti al libro Aromaterapia totemica.

Ho conosciuto Daniele Petitto in Brianza in un mio seminario olotropico un po’ di anni fa. L’autore è studioso ed esperto degli argomenti che vengono trattati in questo saggio: sciamanismo, oli essenziali, nell’utilizzo delle essenze vegetali per guarire e della connessione archetipale di questi nel paradigma sciamanico.
Cosa collega la Ruota di Medicina, la visione sciamanica dell’anima, del mondo e del cosmo e gli archetipi vegetali? Cosa collega lo sciamanismo alle essenze delle piante?

La relazione tra sciamanismo e regno vegetale è una tematica articolata che in questo libro viene affrontata in un aspetto significativo. Il collegare le essenze, gli archetipi vegetali allo spazio e tempo sacri, gli archetipi dell’albero cosmico con le direzioni e il processo di creazione, è un lavoro ad un tempo sapiente e creativo, un interessante discorso culturale e rappresenta una ricerca impegnativa e originale probabilmente unica nel suo genere.

Cercherò qui con la mia visione del mondo e il mio linguaggio di illustrare il valore ontologico e pratico di questa ricerca di Daniele Petitto nei due elementi che caratterizzano questo libro: quello ontologico sciamanico, quello sui vegetali e sull’interrelazione tra questi con uno mio sguardo anche al nuovo paradigma scientifico.

Come scrive l’autore nell’introduzione: “le piante sono gli ideali mediatori tra l’uomo e il regno soprannaturale”. In questo contesto ci occupiamo degli archetipi vegetali come alleati sciamanici. Più frequentemente nello sciamanismo ci si occupa di alleati animali o di spiriti benevoli del mondo superiore, ma nella visione sciamanica tutta la natura è manifestazione del Grande Spirito, per cui anche le varie specie vegetali hanno caratteristiche archetipali e possono essere spiriti alleati.
Riguardo ai vegetali, ci si occupa spesso delle piante di potere con proprietà psicotrope, ma le popolazioni native, Europa compresa, usano da tempi immemorabili anche le erbe e i vegetali con proprietà curative non necessariamente psicoattive, benché tra queste categorie, non esista una rigida demarcazione.

In primis mi piace portare in evidenza che, per rappresentare la visione del mondo sciamanica, in moltissime culture si usi una forma vegetale come archetipo ontologico: l’albero cosmico. L’albero cosmico in quanto Axis Mundi corrisponde al centro della ruota di medicina e ad un tempo rappresenta simbolicamente il Grande Spirito. La saggezza delle popolazioni antiche degli antichi esprimeva conoscenza rappresentando l’albero come forma e manifestazione del cosmo, anche come processo, e in questo c’è una grande sapienza che trova conferme nella scienza contemporanea. Gli sciamani erano consapevoli del legame degli esseri umani con la creazione, come scrive Michael Harner, molto prima delle scoperte di Darwin e come disse Alce Nero: “Il Grande Spirito alberga nel cuore anche della più piccola formica”. Joseph Campbell inoltre cita un mito Pawnee, in cui si dice che il Grande Spirito si mostra e parla all’uomo attraverso la creazione e attraverso questa l’uomo dovrebbe imparare saggezza, e conoscenza.

L’albero cosmico è un archetipo che rappresenta la creazione, è il centro del cerchio attorno al quale gira la ruota del tempo, mette in rapporto luce e buio, alto e basso. La ruota di medicina è la rappresentazione simbolica amerindia di questo spazio e tempo sacri, approfondisce i significati archetipali delle direzioni sul piano orizzontale e inoltre rappresenta l’universo, il ciclo del tempo quotidiano e stagionale, la psiche dell’uomo, il tempo ciclico della vita umana, ecc… Le popolazioni antiche avevano una visione circolare del tempo. Lo spazio-tempo sacri è rappresentato a livello di orientamento architettonico o grafico, per fare un esempio, negli stupa, nei mandala e nelle chiese romaniche. Stonehenge è perfettamente orientata al solstizio in modo simile a una ruota di medicina.

Nella psicologia junghiana, l’albero cosmico, rappresenta il processo di individuazione: nella radice l’inconscio immerso nell’oscurità, il tronco la mente conscia, la chioma l’individuazione.
La rappresentazione dello spazio/tempo sacro ha quindi una valenza universale e rappresenta il tentativo di dimensionare la vita umana nella visione sacra del cosmo.

Quale corrispondenza tra tutto questo e il nuovo paradigma scientifico? David Bohm, Fritjof Capra, per citarne alcuni e tutta la fisica contemporanea, rivoluzionano i concetti tradizionali newtoniani cartesiani relativi al rapporto tra spazio e tempo, energia e materia, particella ed onda, soggetto ed oggetto, la realtà manifesta alla nostra percezione solo aspetti differenti di un’unità cosmica più profonda. Possiamo trovare altre corrispondenze nel pensiero di Gregory Bateson in quella consapevolezza della “trama che connette” le forme viventi tra loro e nella teoria dell’inconscio ecologico di Theodore Roszak in cui l’inconscio ecologico, al suo livello più profondo, racchiude l’intera intelligenza ecologica di tutte le specie come riflesso consapevole di un’emergente mente della natura.

La psicologia transpersonale inoltre rivoluziona la concezione di un io esclusivamente biografico e separato e le dimensioni ordinarie di spazio e tempo. Come scrive il mio insegnante Stanislav Grof: “nelle forme estreme la coscienza individuale sembra abbracciare la totalità dell’esistenza e identificarsi con la mente universale”. La visione sciamanica è molto più vicina al nuovo paradigma scientifico e alla psicologia transpersonale di quanto non fosse quella creazionista, dualistica di un io separato e di un creatore separato, o rispetto al paradigma newtoniano-cartesiano in cui siamo immersi in uno spazio- tempo ordinari. Dal punto di vista di alcuni popoli nativi la realtà è la manifestazione non dualistica dell’atto creativo del Grande Spirito. Il Grande Spirito è immanente e noi ne siamo parte. Anche l’evoluzione delle specie si può rappresentare graficamente con un albero.

Noi possiamo immaginare l’evoluzione delle specie come spinta creatrice, come un modo della Sorgente di trovare una sua manifestazione, di esprimere le sue potenzialità. Se inoltre noi, assieme ai popoli antichi, consideriamo la manifestazione della creazione come qualcosa di sacro, come un atto creativo dello Spirito, ogni essere vivente è sacro e ogni essere vivente ha un senso nella creazione. Ogni creatura è un essere speciale. La vita, ogni essere vivente, ogni specie rappresentano la realizzazione di una potenzialità intrinseca, una qualità, caratteristica che esisteva in potenza nel creatore. Ritroviamo una visione simile nel secolo scorso in Henry Bergson e successivamente ripresa da Aldous Huxley nella Filosofia Perenne. Noi ci percepiamo e consideriamo separati, la vita umana è breve e la memoria si arresta normalmente a due o tre generazioni precedenti. Ma il processo della vita è molto più grande, le generazioni che ci hanno preceduto sono diverse migliaia e di loro come individui si è persa memoria. I nostri antenati sono anche pre-umani e risalendo nella scala evolutiva possiamo risalire all’origine della vita sul pianeta. Le parti non hanno la consapevolezza di far parte del tutto. Siamo connessi al tutto e siamo parte del processo creativo dell’universo, ma, come io separato, non abbiamo memoria dell’origine e percezione dell’atto creativo di cui facciamo parte, un oblio ontologico. Gli stati di coscienza transpersonali e olotropici possono tuttavia aprire delle finestre ad insight di questo tipo. È possibile risalire a ritroso nel processo evolutivo e avvicinarsi alla sorgente. Questo ancora per affermare la piccolezza nostra, del nostro piccolo io nello stato ordinario di coscienza, ignorante di fronte al tutto. Ma anche per affermare la grandezza nel momento della riconnessione col sacro, del senso del tutto, di percepirsi, come rappresentato anche nella saggezza del Vedanta: l’unità Atman-Brahman, di trovare un senso alla nostra vita.

Ma qual è il senso di questo discorso rispetto a questo libro che unisce gli spiriti vegetali alla Ruota di Medicina? Qui ci si occupa delle loro essenze quali sono gli oli essenziali. Gli oli essenziali sono il concentrato delle proprietà di un’essenza vegetale, il distillato delle proprietà di una specie vegetale e del suo “carattere” dell’archetipo. Dal punto di vista sciamanico i vegetali sono archetipi della “mente cosmica universale” come le altre creature. Allo stesso modo, quali essenze del vegetale stesso, ben illustrati in questo libro, lo sono gli oli essenziali e le loro proprietà. Gli spiriti vegetali, in modo analogo agli spiriti animali, sono maestri per noi umani, archetipi e potenziali di guarigione e qui vengono collegati al cerchio sacro delle direzioni, cioè alla intera cosmologia amerindia.

Se usciamo un attimo da una concezione antropocentrica e proviamo paradossalmente ad entrare in una vegetalocentrica, possiamo renderci conto di come le specie vegetali abbiano sviluppato delle capacità evolutive e di adattamento simili, se non superiori a quelle animali. Una riflessione su quella che potrebbe essere l’intelligenza vegetale si impone.
Jeremy Narbi, nel suo “Intelligenza in natura”, sostiene che le specie vegetali siano le più intelligenti di tutte, se consideriamo l’intelligenza come capacità di adattamento, sopravvivenza e propagazione della specie. Secondo il botanico Stefano Mancuso, non possiamo escludere che le piante abbiano attratto “di proposito” il genere umano, creando fiori, frutti, profumi, sapori, aromi e colori a noi gradevoli e che così le accudiamo e le propaghiamo. In alcuni miti i vegetali sono considerati come un dono che le divinità hanno lasciato agli uomini. In altri casi le piante hanno assunto un carattere archetipale e un’intera specie arborea veniva associata ad una certa divinità come ad esempio l’Yggdrasil germanico, il soma vedico o i teonanacatl.

A me piace pensare che profumi e aromi, come la bellezza dell’esistente, siano nella “mente” del Grande Spirito. Le essenze come frutti speciali dell’albero cosmico.
La particolarità e specificità di questo studio sta nell’approfondire questa sintesi originale tra il mondo vegetale e il collegamento delle sue proprietà nello spazio della cartografia sciamanica, delle direzioni, degli archetipi del tempo ciclico e della ricerca interiore e spirituale.
Grazie all’autore possiamo orientarci nell’universo degli oli essenziali, da lui possiamo imparare e farci guidare nel loro valore archetipale e curativo per noi umani e in quegli spazi del paradigma sciamanico dove tutto è uno e noi, come i vegetali, gli animali, la terra, il sole, la luna e il cosmo, siamo manifestazione del Grande Spirito. A lui i complimenti per essersi occupato di questo argomento da questo punto di vista spiritualmente profondo e originale nella nostra cultura.

Mario Lorenzetti,
Avigliana/Ispica, marzo 2022

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Info su Mario Lorenzetti

Mario Lorenzetti si occupa di Respirazione Olotropica e di studi sugli stati non ordinari di coscienza da oltre 40 anni, a scopo conoscitivo, di guarigione e di ricerca spirituale.